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Prese e spine elettriche: tipologie, curiosità e tutto quanto c’è da sapere

La loro presenza all’interno delle mura domestiche appare ormai scontata, eppure prese elettriche e spine elettriche ricoprono un ruolo fondamentale nel nostro quotidiano, anche se si tende a non far nemmeno più caso a quanto siano importanti.

Riuscire a immaginare la vita di oggi senza le cariche che questi preziosi dispositivi donano a tv, smartphone, tablet, laptop e device vari è molto arduo e la domotica sta senz’altro accentuando l’importanza di questi dispositivi e l’esigenza di avere più prese e spine in casa per poterli utilizzare al meglio. 

Ma quando sono nate prese e spine? Come funzionano? Quali sono le varie tipologie? A questi e altri interrogativi risponderemo nel corso della guida.

 

Prese e spine elettriche, un po’ di storia

Quando l'elettricità arrivò nelle abitazioni, diventando nel corso degli anni un sistema per alimentare i vari dispositivi, divenne necessario creare un sistema sicuro che evitasse incidenti. 

Secondo lo scrittore inglese John Mellanby, il primo brevetto di un sistema presa/spina si deve a T.T. Smith, che lo realizzò nel 1883. La spina con contatto a terra è stata reclamata da più inventori. Il primo brevetto americano è datato 1915 ad opera di George P.Knapp.

Col passare del tempo fu indispensabile ricorrere a un sistema che garantisse alti standard di sicurezza. Per questo molti paesi industriali hanno reso obbligatoria la messa a terra con tre punti di contatto. In Italia l’obbligo è partito nel 1990 e vale per tutti gli impianti elettrici. 

Attualmente nel mondo esistono diversi tipi di spine e prese elettriche. Ciò causa disagi in occasione di viaggi all’estero. Un esempio? Le prese italiane (di cui peraltro esistono diversi modelli) sono compatibili con quelle francesi, tedesche e svizzere solo se a due poli e dunque privi del terzo per la messa a terra. Quelle in uso nel Regno Unito sono invece del tutto incompatibili con quelle utilizzate dal resto del continente.

Sin qui sono andati a vuoto i tentativi di introdurre una eurospina che facesse da standard generale. Piccoli passi in avanti sono comunque stati compiuti con l’introduzione di modelli compatibili tra più Paesi possibili. In Italia, in tal senso, viene utilizzata una Schuko modificata, ovvero con il foro di messa a terra.

Prese elettriche

Funzionamento delle prese elettriche

Il funzionamento delle prese elettriche è piuttosto semplice e può essere spiegato in più fasi:

    1.  L’elettricità parte dalle centrali e arriva all’interno delle varie utenze tramite i conduttori fase e neutro, entrambi collegati al contatore, al quadro generale e agli interruttori. 

    2.  A partire dal quadro i cavi arrivano alle prese insieme al filo della messa a terra.

    3.  Nel rispetto degli standard di sicurezza, il dispositivo sempre sotto tensione è la presa (cosiddetta femmina) mentre la spina (maschio) deve essere inserita solo all’occorrenza. In questo modo la     presa, pur essendo in tensione, non è mai esposta a contatti. 

    4.  La funzione della spina è chiudere il circuito e permettere il fluire della corrente elettrica.

Le prese elettriche in Italia

In Italia siamo molto lontani dall’adozione di uno standard comune. Con l’introduzione della CEI 23-50, esistono infatti 6 tipologie di prese e 11 di spine. Perché una così ampia varietà? 

Bisogna tornare indietro agli anni Sessanta e Settanta, quando nel nostro Paese esistevano due tipologie di linee elettriche, una a 127 V e una a 220 V, rispettivamente per l’illuminazione e la forza motrice.

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Prese e spine più utilizzate in Italia

Come già detto, in Italia esistono varie tipologie di spine e prese. Gli adattatori sono gli strumenti più utilizzati da addetti ai lavori e utenti per sopperire ai disagi derivati da tanta varietà.

Le prese elettriche vengono distinte in base alla potenza che sono in grado di reggere. Con il simbolo A si fa riferimento agli Ampere, l’unità che misura l’intensità di corrente elettrica. Di seguito, ecco le prese e le spine elettriche più in uso in Italia:

  • Presa e spina di tipo C: parliamo di una presa classica da 10 ampere, in grado di sopportare un volume di potenza massima di 2000 W. È caratterizzata da due fori dal diametro di 4mm, più il foro della messa a terra che in Italia è obbligatorio. Adatta a conduttori da 1,5 mm. Difficilmente è in grado di reggere adattatori per elettrodomestici che richiedono molto potenza (ad esempio il frigorifero).
  • Presa e spina di tipo L: siamo davanti a un dispositivo più solido, con 16 ampere in grado di reggere fino a 3500 W. Facilmente riconoscibile perché è dotata di fori più grandi rispetto alla tipologia C, è adatta a conduttori da 2,50 mm. A differenza della C sostiene la potenza richiesta dai grandi elettrodomestici.
  • Presa e spina di tipo F (Shuko o tedesca): da 10 a 16 Ampere, ha forma circolare. Viene usata per dare energia ai grandi elettrodomestici. Non ha il foro della messa a terra, per cui per usarla in Italia con spina da 10 o 16 A occorre un adattatore.
  • Presa bipasso da 16 A (o bivalente): si tratta di quella che è definita dalla Legge come CEI 23-50 P 17/11. Questa presa elettrica è capace di adattarsi alle spine italiane da 10 e 16 A e le Eurospine di tipo C (CEE 7/16). Per la sua versatilità è tra quelle più usate in casa.
  • Presa multistandard: offre attacco per la presa tedesca e per le prese da 10 e 16 A. Ha una flessibilità tale da rendere superflui gli adattatori per le prese elettriche.
Prese elettriche

Prese elettriche, l’importanza della manutenzione

Molti sottovalutano questo aspetto, eppure è di fondamentale importanza tenere costantemente sotto controllo le prese e le spine elettriche della propria abitazione. Questo per due motivi:

  • Tenere in sicurezza l’impianto elettrico 
  • Evitare di pagare bollette della luce più care

Prese e spine elettriche difettose vanno incontro al rischio di dispersione di corrente. Questo fenomeno si spiega con la perdita di carica elettrica di un conduttore non efficacemente isolato. 

Il pericolo principale è quello di un corto circuito: in questo senso la legge italiana obbliga ogni utente a munirsi di un dispositivo salvavita, capace di intervenire con il blocco della corrente elettrica nel momento in cui rileva una dispersione.

Un altro rischio è quello di pagare una bolletta più cara. La dispersione di corrente è uno dei motivi per cui i costi per l’energia elettrica possono risultare più alti rispetto ai consumi effettivi. Un salvavita che scatta in continuazione è uno dei “sintomi” più comuni della dispersione.

Spesso il problema è riconducibile a un impianto elettrico vecchio, salvavita guasto, impianto mal isolato. Per tutti questi motivi, ribadiamo come la manutenzione sia un fattore importante. 

Risparmiare sull’energia elettrica

La manutenzione dell’impianto è uno dei segreti per risparmiare sull’energia elettrica. Altre piccole accortezze consentono di diminuire i costi. Un semplice esempio? Non lasciare i caricabatterie di smartphone o laptop perennemente collegati alle prese. Anche se non collegati a dispositivi, infatti, questi continuano a consumare energia. 

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21 gennaio 2022