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L’efficientamento energetico è l’insieme delle operazioni utili ad ottimizzare lo sfruttamento delle fonti energetiche. Gli interventi di efficientamento, volti ad armonizzare il rapporto tra fabbisogno energetico ed emissioni inquinanti, beneficiano di incentivi fiscali. Vediamo insieme a cosa serve, quali sono i vantaggi e come ci aiuta a risparmiare in bolletta.
Prima di scoprire di cosa si tratta, occorre distinguere tra efficientamento energetico e risparmio energetico. Di solito le due definizioni vengono, erroneamente, sovrapposte.
Il risparmio energetico consiste negli interventi volti a ridurre il consumo dell’energia necessaria all’esercizio di diverse attività, ma non necessariamente determina una migliore efficienza energetica. In questo caso, infatti, l’obiettivo è soltanto quello di consumare meno. Gli interventi di risparmio energetico servono dunque a ridurre i livelli di consumo, eliminando sprechi e migliorando l’utilizzo delle fonti di approvvigionamento.
Il significato di questi termini è molto semplice: vuol dire ottenere di più consumando meno risorse.
L’efficienza energetica, quindi, altro non è che la capacità di un sistema di assicurarsi un risultato migliore utilizzando meno energia rispetto ad altri sistemi. Il raggiungimento avviene aumentando il rendimento e consentendo un risparmio energetico e la riduzione dei costi di esercizio. Nello specifico l’efficientamento corrisponde all’adozione delle tecniche presenti sul mercato e di un comportamento consapevole e responsabile nei confronti degli usi energetici. Migliorare l’efficienza energetica significa dunque sfruttare l’energia in modo razionale, ridurre ed eliminare gli sprechi dettati da gestione e funzionamento di sistemi semplici o complessi.
Come abbiamo visto, efficientamento energetico e risparmio energetico hanno la stessa finalità, ma seguendo strade differenti. L’obiettivo dell’efficientamento non è infatti quello di consumare meno energia, ma di impiegarla meglio. Consumare meglio equivale anche a risparmiare energia, diminuendo i costi e rispettando l’ambiente per effetto della riduzione delle emissioni inquinanti.
Tra le opere di efficientamento energetico si possono includere:
Tutte queste attività possono migliorare l’efficientamento energetico, ovvero il rapporto tra l’energia immessa e il rendimento espresso in termini di produzione o consumi. Il miglior efficientamento energetico passa dunque attraverso interventi capaci di non inficiare le prestazioni a fronte della riduzione del consumo di energia.
Quali sono, allora, gli interventi di efficientamento energetico degli edifici? Prima di entrare nel dettaglio della questione, è utile sapere che dal 2015 il Ministero dello Sviluppo Economico promuove l’efficienza energetica negli edifici tramite interventi di carattere regolatorio e agevolativo. Nella prima fattispecie rientra la certificazione energetica, nella seconda le detrazioni e gli incentivi fiscali.
La certificazione energetica, meglio nota come “Attestato di Prestazione Energetica” (APE), è un documento che attesta la classe energetica di un immobile, la sua prestazione e il suo consumo energetico per anno. Il certificato, oltre a determinarli su una scala che va dalla classe A4 alla classe G, consente di identificare le eventuali migliorie volte a ottimizzare la prestazione energetica dell’edificio o dell’abitazione, tramite un progetto di efficientamento energetico. Il piano di efficientamento energetico è lo strumento che include gli interventi da effettuare per ottimizzare consumi e tagliare gli sprechi in bolletta.
Il costo dell’APE è variabile e dipende da diversi fattori, come dimensioni dell’immobile, tipo e numero di impianti installati. Il prezzo dell’Attestato non è fisso ed è, dunque, determinato dalle caratteristiche dell’unità immobiliare, in termini di metratura e di tipologia dell’edificio: certamente il costo dell’APE per un negozio o una villa sarà maggiore rispetto a quello di un normale appartamento.
La certificazione energetica è uno strumento introdotto dal Ministero dello Sviluppo Economico anche per monitorare lo stato di efficientamento energetico del Paese. Il decreto introduce infatti il vincolo per le regioni e le province di stabilire procedure di controllo, al fine di analizzare non meno del 2% annuo degli attestati di prestazione energetica del proprio territorio. L’Italia infatti, come tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, ha l’obiettivo di ridurre le emissioni dell’80-85% rispetto ai livelli di emissioni del 1990, sostenendo appunto la ristrutturazione e l’efficientamento energetico edifici pubblici e privati.
In quest’ottica, tutti i nuovi edifici (inclusi quelli esistenti che devono subire una ristrutturazione importante) dovranno rispondere a criteri di efficientamento energetico ancora più severi: saranno gli edifici a energia quasi zero (NZEB), ovvero immobili ad altissima prestazione energetica, con fabbisogno energetico molto basso o prossimo allo zero. Questo è possibile grazie a ristrutturazioni mirate e all’adozione sempre più diffusa di fonti rinnovabili. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha redatto un Piano per l’incremento degli edifici a energia quasi zero (Panzeb).
L’Attestato di Prestazione Energetica è obbligatorio in caso di:
L’Attestato di Prestazione Energetica non è invece obbligatorio per gli edifici di culto, per i fabbricati industriali, agricoli e artigianali che non prevedono impianti termici o di climatizzazione, fabbricati isolati con superficie inferiore ai 50 mq.
Le detrazioni fiscali per efficientamento energetico sono un apprezzabile aiuto fiscale che agevola gli interventi di riqualificazione e le ristrutturazioni a fine energetico. Gli incentivi per l’efficienza energetica sfruttano tre strumenti:
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