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Sharing Economy: cos’è, opportunità e sfide per il futuro

Sostenibilità, riciclo, convenienza e condivisione: sono le caratteristiche principali della Sharing Economy (o economia collaborativa), ovvero un nuovo concetto di economia basato sull’uso condiviso di beni o servizi tramite siti web, app e community online che valorizza l'accesso e l'utilizzo dei beni o servizi rispetto alla proprietà di questi, nonché il riuso e lo scambio piuttosto che il loro acquisto. Dall’impiego condiviso di auto, bici, case o spazi lavorativi alle nuove modalità della cosiddetta gig economy (il termine “gig”, veniva utilizzato agli inizi del Novecento dai jazzisti al posto di “engagement” per indicare l'ingaggio di una sera), cioè un sistema economico fondato sul lavoro a chiamata, come ad esempio quello dei rider, la Sharing Economy negli ultimi anni ha rivoluzionato i modelli dell’economia tradizionale trainati invece dal concetto di acquisto e vendita di un bene. Alla base della diffusione capillare di un’economia collaborativa c’è lo sviluppo di nuove tecnologie, come app o piattaforme digitali, che mettono in connessione le persone e che consentono pratiche di condivisione a livelli prima impensabili. Scopriamo insieme cos’è la Sharing Economy, quali sono le opportunità e le sfide offerte dall’economia collaborativa e come ha rivoluzionato la nostra vita quotidiana e i tradizionali modelli economici.

Sharing Economy: cos’è

La Sharing Economy (o collaborative economy) è un sistema economico basato su pratiche di scambio e condivisione temporanea o permanente di risorse, beni e servizi tra individui, tramite piattaforme digitali o app dedicate. L’idea è quella di condividere per ottenere un beneficio collettivo incentivando la partecipazione attiva dei cittadini.

Rispetto all’economia tradizionale, basata sull’acquisto e la proprietà, la Sharing Economy privilegia l’accesso e lo scambio. Le caratteristiche principali di questo nuovo modello economico includono:

  • Sostenibilità: ottimizzare l’uso delle risorse tramite l’accesso condiviso;
  • Riduzione degli sprechi e dell’impatto ambientale: le piattaforme di car sharing, ad esempio, permettono di noleggiare un'auto limitatamente al tempo necessario e pagare solo per l'uso effettivo, riducendo così il numero di veicoli in circolazione e le emissioni di CO2;
  • Creazione di comunità: basate sulla fiducia e sulla reciprocità;
  • Uso della tecnologia: fondamentale per permettere ai membri della community di condividere e gestire l’uso del bene o del servizio tramite app o piattaforme digitali; 
  • Condivisione e scambio: incoraggia lo scambio reciproco di risorse e servizi.

Rispetto all'economia tradizionale, dove è previsto l'acquisto e la proprietà di un bene, la Sharing Economy promuove un utilizzo più efficiente delle risorse attraverso la condivisione temporanea o il noleggio di beni e servizi. Si ridefinisce quindi il concetto di utilizzo del bene secondo un modello di maggiore accesso e minor possesso.

Come funziona l’economia collaborativa

Nei modelli dicollaborative economy, i beni o servizi vengono condivisi tra cittadini privati in modalità gratuita o a pagamento, attraverso app o piattaforme gestibili da smartphone e tablet. Gli attori principali sono i fornitoridi risorse, beni o servizi e i consumatori, che vengono messi in contatto attraverso piattaforme dedicate gestite da terzi; tramite queste app è possibile prenotare, pagare e gestire la condivisione.

Gli operatori coinvolti:

  • Utenti individuali: sono coloro che utilizzano la piattaforma per offrire le proprie risorse, come spazio in casa, competenze personali o beni fisici. Allo stesso modo, ci sono utenti che accedono a queste piattaforme per trovare risorse di cui hanno bisogno;
  • Imprese private per le quali la gestione e promozione delle attività di condivisione rappresenta un’opportunità di profitto e pubblicità; 
  • Pubblica amministrazioneche utilizza le strutture pubbliche per mettere in condivisione alcuni servizi.

Esistono diversi modelli di Sharing Economy:

  • condivisioni di beni o servizi senza transazioni di denaro: su piattaforme che non prevedono transazioni in denaro; 
  • affitto: attraverso app si accede a una risorsa in modo temporaneo a fronte di un pagamento per il tempo di utilizzo;
  • scambio: in questo caso la piattaforma serve a scambiare una risorsa con un’altra come nel baratto e non servono transazioni.

L’economia collaborativa è applicabile ormai a quasi tutti i settori del mercato: mobilità, turismo, alimentare, culturale ed energetico. Uno dei comparti in cui l’economia della condivisione ha trovato più terreno fertile è quello della mobilità e della gig economy. Nel primo caso basti pensare ai servizi di ride-hailing che consentono agli utenti di prenotare viaggi in auto con conducente tramite un'applicazione, o a quelli di car sharing bike sharing, che tramite piattaforme o app permettono di condividere l’uso di auto, bici, scooter o monopattini elettrici. Un altro modello è quello del carpooling, un servizio completamente gratuito che consiste invece nello scambio di passaggi tra privati cittadini con lo scopo di ridurre i costi di trasporto. In riferimento alla gig economy, anche nota come “economia dei lavoretti”, liberi professionisti offrono, tramite piattaforme, le proprie competenze professionali a diverse aziende o individui; si pensi, ad esempio, ai fattorini che effettuano consegne di cibo a domicilio oppure ai proprietari di auto che vengono retribuiti per trasportare passeggeri.

Sharing Economy cos'è

Sharing Economy: esempi pratici

I campi di applicazione della Sharing Economy sono molteplici. Ecco alcuni esempi concreti in diversi settori:

  • Car sharing. Questo modello, tradotto letteralmente in “auto condivisa”, è un esempio eccellente di mobilità urbana sostenibile. Consente agli utenti di prenotare e noleggiare un’auto tramite app per un certo periodo di tempo (ore, minuti o giorni). Il cliente paga solo qunto dovuto in base al tempo di utilizzo e l’auto è in condivisione con altri driver.
  • Noleggio auto condivise con conducente. In questo caso la piattaforma mette in contatto una categoria specifica di professionisti (gli autisti) con cittadini privati, che possono prenotare l’auto, monitorarne la posizione in tempo reale e utilizzarla a prezzi competitivi sul mercato.
  • Alloggi condivisi. Uno dei più famosi modelli di home sharing, è stato inaugurato nel 2007: tramite sito o app chi cerca un alloggio entra in contatto con le persone che dispongono di uno spazio extra da affittare.
  • Comunità Energetiche Rinnovabili (REC), vale a dire quei sistemi che sfruttano i principi della Sharing Economy per permettere ai cittadini privati di associarsi in maniera libera e condividere forme di energia rinnovabile (geotermica, eolica, solare, da biomasse, idroelettrica). È quello che succede ad esempio con negozi, condomini o aziende che condividono l’energia prodotta da impianti fotovoltaici ubicati in zona; la gestione dell’intera rete in questo caso avviene attraverso smart grid. Grazie a una maggiore efficienza energetica e a un conseguente risparmio sui consumi di gas e luce, i benefici non saranno solo economici ma anche ambientali: l’uso di energie pulite riduce le emissioni inquinanti. 
  • Carpooling. Come anticipato si tratta del servizio che consente a cittadini privati di scambiarsi passaggi in auto. 
  • Food delivery. Tramite un’app o un portale online è possibile consegnare tramite fattorini in bicicletta o scooter cibo a domicilio da fast food o ristoranti. Questo servizio utilizza le risorse esistenti in modo più efficiente: il modello di business, infatti, si basa sulla condivisione delle risorse esistenti anziché sulla creazione di nuove risorse: i conducenti utilizzano i propri veicoli per effettuare le consegne e i clienti condividono il costo del servizio di consegna.

 

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Sfide, opportunità e prospettive future

La Sharing Economy è destinata a crescere e ad evolversi con un impatto significativo sull’occupazione: può ad esempio offrire nuove opportunità per chi non riesce a trovarne facilmente nell’occupazione tradizionale. Sono diverse le start-up di gig economy che negli anni hanno creato nuove figure professionali e opportunità di lavoro in diversi settori: è successo con i driver delle società di ride-hailing o con i fattorini dei moderni servizi di food delivery. Tuttavia, una delle principali sfide poste dall’economia collaborativa riguarda l’adozione di normative chiare, che assicurino condizioni di lavoro eque e un’adeguata tutela del lavoratore e del consumatore in termini di salute, retribuzione, privacy, e trasparenza delle condizioni relative ai servizi o beni offerti. La Sharing Economy mette in discussione i modelli dell’economia tradizionale e in alcune aree ha determinato un calo del fatturato dovuto ad una riduzione dei consumi da parte dei consumatori. Una delle conseguenze della mancanza di un quadro normativo che la regolamenti ad esempio, è collegata alla tassazione dei profitti ottenuti dalle piattaforme di home sharing che affittano stanze o offrono altri tipi di servizi in qualità di utenti non professionali.

D’altro canto, però, l’economia della condivisione gioca un ruolo cruciale nella promozione della sostenibilità ed è una preziosa alleata dell’economia circolare: riduce il consumo di risorse, perché permette a diversi cittadini di condividerle e al contempo incoraggia l’aumento dei consumi, senza però il bisogno di fabbricare prodotti nuovi. Il riutilizzo e la condivisione riducono al minimo la produzione di rifiuti, gli oggetti che non servono possono essere infatti prestati o affittati invece di buttati via. La “collaborative economy” ha radicalmente cambiato le abitudini quotidiane: basti pensare alla tendenza sempre più diffusa di utilizzare servizi di car sharing per muoversi all’interno delle città, invece dell’auto privata. Le piattaforme digitali diventano quindi un’opportunità per tutti, un vero e proprio strumento di inclusione sociale. Il futuro è orientato verso città sempre più smart, mobilità sostenibile, noleggi condivisi, case green e domotica.

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Sharing Economy cos'è

14 giugno 2024